UN WEEK END IN MAROCCO
Fès, Chefchaouen, Meknès | Marocco – aprile 2019
Il nostro week end a Fès è stato una toccata e fuga durata per l’esattezza 2 giorni e mezzo; non mi sono tuttavia accontentata di visitare questa cittadina nel nord del Marocco, trasformando queste 2 giornate abbondanti in un piccolo tour: da Fès a Chefchaouen, da Chefchaouen a Meknès e da Meknès a Fès.
Aprile 2019 è stato un mese anomalo nel nord del Marocco, caratterizzato da temperature più basse rispetto alla norma, con massime di 20° e minime di 15°.
Originariamente l’intenzione era quella di noleggiare una macchina per essere autonomi negli spostamenti, ma dato il poco tempo a disposizione abbiamo invece optato per un autista privato, prenotato direttamente in loco presso il riad di Fès.
Per quanto riguarda i pernottamenti abbiamo scelto di soggiornare nei riad, antiche abitazioni tradizionali marocchine riconvertite in strutture ricettive per i turisti.
FÈS
Fès è una delle 4 città imperiali del Marocco – le altre 3 sono Marrakech, Rabat e Meknès – e si suddivide nella Città Nuova, Fès el-Jedid e nella Città Vecchia, Fès el-Bali.
Avendo un solo giorno da dedicarle, abbiamo scelto di visitare esclusivamente la Città Vecchia pernottando presso il riad Damia, all’interno delle mura della Medina; una struttura incantevole che si sviluppa attorno al tradizionale patio centrale arredato in un sontuoso stile marocchino e perfetto per scattare foto d’effetto. Le camere sono altrettanto tipiche, rivestite dagli zellige, le caratteristiche piastrelle in ceramica che decorano pavimenti e pareti con colorati mosaici.
La principale attrattiva della Città Vecchia, Fès el-Bali, è la sua Medina: patrimonio Unesco, costituita da più di 9.000 labirintici vicoli, questa è la Medina più grande dell’Africa.
Dalla Porta Blu Bab Bou Jeloud si accede all’interno delle mura e da questo momento, senza una guida, conviene abbandonare ogni programma; la Medina ti inghiottisce e il navigatore perde il segnale man mano che ci si addentra nei suoi vicoli.
La zona più battuta dai turisti si concentra attorno alla Porta Blu, con una miriade di bancarelle di spezie e dolciumi, botteghe di artigiani e negozietti di pelletteria e ceramiche, in un’esplosione di colori e scene di vita locale.
Tuttavia la tentazione di esplorare gli angoli più nascosti è allettante e in un attimo ci si ritrova persi. E’ nei meandri della Medina che si assiste ad uno spaccato di autentica vita marocchina, sbirciando con discrezione all’interno delle case dalle finestre o dalle porte lasciate aperte. La maggior parte delle abitazioni sono piuttosto fatiscenti, ma caratterizzate da sontuosi portoni d’ingresso.
DA NOTARE: se ci si perde nella Medina sarà estenuante ritrovare in autonomia la via per la Porta Blu; in compenso troverete sempre qualche marocchino che si offrirà di aiutarvi. Puntualmente il percorso che vi farà fare per tornare al punto di partenza sarà più lungo e tortuoso del dovuto. E’ un trucchetto che loro utilizzano per farsi pagare una cifra più alta per il servizio reso.
Nei dintorni della Porta Blu si trovano la Madrasa Bou Inania e le concerie di Chouara, due delle principali attrattive di Fès.
La Madrasa Bou Inania è una scuola coranica che comprende anche la residenza per gli studenti e la moschea. E’ possibile visitare solo il cortile, con le sue altissime pareti rivestite di marmo e colorati mosaici, i portoni intarsiati e il bellissimo soffitto in legno di cedro.
Come per tutte le moschee a Fès, essendo anche la Madrasa un edificio religioso, non è possibile per i turisti accedere all’interno.
Le concerie di Chouara sono indubbiamente uno dei luoghi iconici e più antichi della città. Costruite nel Medioevo, qui – dopo 1000 anni – vengono ancora trattate le pelli di mucca, pecora, capra e cammello, secondo gli stessi procedimenti ereditati dalla tradizione.
Durante la visita si osservano i processi di lavorazione dalle terrazze dove le pelli vengono stese ad asciugare dopo la tintura. Dall’alto lo scenario è d’impatto: le pelli vengono tinte all’interno delle cisterne ad alveolo con sgargianti colori ricavati dalle piante – zafferano per il giallo, papavero per il rosso, cedro per il marrone, menta per il verde – e vengono poi utilizzate per produrre i più svariati articoli di pelletteria, tra cui anche le tipiche e colorate babouches.
Tutt’intorno le abitazioni color ocra incorniciano le tinozze, rendendo questo luogo ancora più suggestivo.
Le ore scorrono veloci tra il perdersi nella Medina e lo shopping di souvenirs e in un attimo è sera.
DA NOTARE: non tutti gli hotel e i riad di Fès consentono di cenare, molti offrono solo la colazione. I ristoranti sono concentrati nella Città Nuova, Fès el-Jedid. All’interno della Medina sono presenti quasi esclusivamente localini dove fare uno spuntino o al massimo pranzo, che però chiudono la sera.
L’unico ristorante dove siamo riusciti a cenare all’interno della Medina – super gettonato – è il Fez Cafe at Le Jardin des Biehn; molto caratteristico ma anche molto turistico, la tajine è comunque ottima.
Il poco tempo a disposizione non ci ha permesso di vedere altro a Fès, come il Mellah, quartiere ebraico, la moschea al-Karaouine (dove comunque non si può accedere), il sito archeologico delle tombe Merenidi poco fuori dalla città.
Il nostro piccolo tour deve proseguire e la prossima tappa è una meta che ho a lungo sognato: Chefchaouen, la perla blu del Marocco.
CHEFCHAOUEN
Chefchaouen si trova a circa 230 km a nord di Fès e bisogna mettere in conto 4 ore di macchina per raggiungerla. Il limite di velocità sulle strade secondarie è di soli 60 km/h e il nostro autista – prenotato tramite il riad di Fès – è piuttosto rilassato alla guida. Inoltre a pochi chilometri dall’arrivo non siamo riusciti a resistere alla tentazione di sbirciare in un colorato e affollato mercato lungo la strada, dove abbiamo perso un’altra ora abbondante.
Tutta la mattina è trascorsa in macchina, ci rimane il pomeriggio da dedicare alla visita di questo gioiello blu, incastonato alle pendici delle montagne del Rif.
Spingersi fin qui, per poche ore, per ripartire al tramonto per Meknès è valsa assolutamente la pena: Chefchaouen è adorabile, io me ne sono innamorata istantaneamente e ritornerei in Marocco oggi stesso solo per visitarla nuovamente!
Dalla piazza principale – Uta el-Hammam – costellata di ristoranti e negozietti, si accede alla spettacolare Medina, le cui case sono completamente dipinte di azzurro e blu.
Tra le varie teorie in merito a questo colore, le due principali ritengono che siano stati gli andalusi ebrei – che hanno fondato la città nel 1400 – ad averla dipinta di blu perché questo è il colore del paradiso; ma si ritiene anche che il blu tenga lontane le zanzare.
Per il suo aspetto altamente scenografico, Chefchaouen è diventata una delle mete più ambite del Marocco e tende ad essere iper affollata nelle ore centrali della giornata. L’ideale sarebbe quindi visitarla la mattina presto oppure il tardo pomeriggio e magari fermarsi anche una notte.
Se però come noi dovete condensare la visita in poche ore, basterà addentrarsi un po’ più a fondo nei suoi vicoli, per trovare angoli solitari dove godersi lo spettacolo.
Per gli amanti della fotografia la perla blu è il top; se poi la si visita nei mesi caldi, magari con un vestitino svolazzante, porterete a casa scatti memorabili. Le temperature poco clementi di aprile non mi hanno permesso il vestitino svolazzante, ma ho ugualmente fatto delle foto cromaticamente stupende.
La Medina si snoda attorno a 2-3 viette commerciali caratterizzate dalle solite bancarelle di pelletteria e ceramiche, dove si concentra la folla di turisti; ma è nei vicoli laterali strutturati a saliscendi che si possono ammirare gli scorci migliori.
Passeggiare per Chefchaouen è come ritrovarsi in un piccolo mondo monocromatico dove i muri delle case sembrano fatti di soffice gommapiuma azzurra e blu.
A differenza di Fès, questa Medina è meno labirintica e questo permette di esplorare in totale tranquillità ogni suo angolo, dai più instagrammabili – dove ci sarà addirittura la coda per scattare le foto – a quelli più appartati.
Per ottenere qualche scatto della città dall’alto ci si può recare in uno degli innumerevoli locali con terrazza, dove sorseggiare il tipico tè alla menta godendosi il suggestivo panorama.
Per alcuni questo gioiellino potrebbe risultare stucchevole, io invece non sarei più andata via.
Tuttavia l’imbrunire si avvicina e dobbiamo proseguire per la nostra ultima tappa, percorrendo in circa 3h30 i 200 km che ci separano da Meknès, dove giungiamo in tarda serata.
MEKNÈS
A differenza di Fès e Chefchaouen, Meknès non mi ha colpita più di tanto. Saranno stati il poco tempo a disposizione o la stanchezza accumulata per il tour de force dei due giorni precedenti, ma ho trovato che non ci fosse granchè da vedere, seppur sia una delle 4 città imperiali del Marocco.
La parte più interessante è ancora una volta la Medina, in particolare il quartiere ebraico; questo angolo della città è decisamente trasandato, ma molto autentico.
Il piccolo e modesto riad in cui abbiamo pernottato si trova proprio qui, ma non è degno di nota.
I souq di Meknès sono poco turistici e anche i prodotti venduti sono indirizzati principalmente ai locali, come i mercati stracolmi di frutta e verdura e le bancarelle di olive, di cui il Marocco è uno dei principali produttori mondiali. Le scene di vita locale non mancano e i colori neppure, ma nulla a che vedere con il fascino di Fès o l’originalità di Chefchaouen.
La maestosa porta d’ingresso alla città – Bab el-Mansour – che si affaccia sulla piazza el-Hedim, è la principale attrattiva di Meknès, nonchè la porta più grande di tutto il Marocco.
Dopo una breve passeggiata lungo le mura, abbiamo preferito rientrare a Fès (1h di taxi) per trascorrere le ultime ore ad acquistare souvenirs e perderci ancora una volta nella sua sconfinata Medina.
Il nostro week end è terminato, ma la voglia di Marocco è rimasta; torneremo sicuramente per esplorare altre città e spingerci più a sud, fino al deserto del Sahara.